In caso di nefropatia ipertensiva, che spesso porta a una progressiva perdita della funzione renale nonostante l’adeguato controllo farmacologico della pressione, l’assunzione quotidiana di bicarbonato di sodio per via orale costituisce, insieme all’Ace-inibizione, un’efficace protezione per il rene, complementare al trattamento antipertensivo. È questo l’esito di una sperimentazione effettuata nei dipartimenti di Medicina interna di due strutture ospedaliere di Temple (Texas), il Texas A&M college of medicine e lo Scott and White healthcare.

Ashutosh Mahajan, prima firma del lavoro, e collaboratori avevano già scoperto che, dopo due anni di somministrazione per os di citrato di sodio, rallentava il declino della velocità di filtrazione glomerulare (Gfr) in pazienti la cui Gfr stimata (eGfr) era molto bassa (media: 33 ml/min). Questa volta si è voluto testare il bicarbonato di sodio in soggetti affetti da nefropatia ipertensiva ma con eGfr ridotta o relativamente conservata (media: 75 ml/min) tramite uno studio prospettico, randomizzato, placebo-controllato e di intervento in cieco. I pazienti, abbinati per età, etnia, albuminuria ed eGfr, hanno ricevuto ogni giorno un placebo oppure cloruro o bicarbonato di sodio, mentre venivano mantenuti i regimi antipertensivi (compresa l’inibizione dell’enzima di conversione dell’angiotensina) non potendo derogare dai target pressori loro raccomandati. Dopo 5 anni la velocità del declino dell’eGfr, valutato misurando nel plasma la cistatina C, era diminuita e l’eGfr risultava più elevata nei pazienti del gruppo bicarbonato di sodio rispetto a quelli trattati con placebo o cloruro di sodio.

Kidney Int, 2010 May 5. [Epub ahead of print]

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