Per prevenire fenomeni tardivi di trombosi endoluminale, i pazienti diabetici che hanno ricevuto l’impianto di uno stent a eluizione di farmaco possono trarre beneficio dalla somministrazione di una doppia terapia antiaggregante (Dat) prolungata, anche al di là di quanto raccomandato dalle linee guida.

Ne è convinta un’équipe di clinici operanti in tre strutture milanesi (le unità di cardiologia interventistica dell’Istituto scientifico San Raffaele e dell’Emo-Gvm centro-cuore Columbus e l’unità di terapia coronarica dell’ospedale Niguarda) dopo aver valutato, in una coorte di diabetici “de novo” ad alto rischio, l’effetto prognostico della sospensione di una tienopiridina rispetto alla comparsa successiva di trombosi dello stent (Ts) o di morte da qualsiasi causa. Dal maggio del 2002 al dicembre del 2005 sono stati studiati 542 pazienti consecutivi affetti da diabete mellito (fattore avverso indipendente sull’outcome) e sottoposti all’intervento, ma nell’analisi finale sono stati inclusi soltanto i 217 che non avevano subito in precedenza una rivascolarizzazione percutanea o chirurgica. Il tempo del follow-up è stato ridotto a 3,5 anni. Per tutti i soggetti studiati sono state raccolte dettagliate informazioni riguardo alla Dat. Su 217 pazienti, 15 sono deceduti (6,9%) e in 9 casi la causa della morte è stata cardiaca (4,1%). L’incidenza cumulativa della Ts è risultata pari al 4,6% (10 soggetti); 3 Ts sono state precoci (1,38%), 5 tardive (2,3%) e soltanto 2 molto tardive (0,9%). Sui 10 casi di Ts, 5 sono state accertate mentre 5 sono state considerate probabili. La maggior parte delle Ts (80%) è avvenuta entro i primi 6 mesi nel corso della Dat, la cui durata media è stata di 420 giorni. La sospensione della Dat è stata l’unico fattore predittivo indipendente degli eventi al follow-up (Hr 20,42).

Am J Cardiol, 2010; 105(10):1395-401

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