Blood Test Can Predict Rheumatoid Arthritis Before Symptoms Arise
Researchers from University Hospital in Umea, Sweden, have identified several cytokines, cytokine-related factors, and chemokines that increase significantly prior to rheumatoid arthritis (RA) disease onset.
  • Blood Test Can Predict Rheumatoid Arthritis Before Symptoms Arise
  • Researchers from University Hospital in Umea, Sweden, have identified several cytokines, cytokine-related factors, and chemokines that increase significantly prior to rheumatoid arthritis (RA) disease onset.

    How to treat accidental and intentional toxic medication ingestions.

    Patients undergoing noncardiac vascular surgery have a high risk of postoperative cardiac events attributed to underlying coronary artery disease and related inflammation. Other studies have shown that statins can reduce inflammation; therefore, it is possible that they could also prevent coronary plaque rupture, even in patients who have not required statin therapy for hyperlipidemia.

    Prevenire la rottura letale di vasi sanguigni nel cervello. Questo l’obiettivo di un nuovo progetto della Mayo Clinic (Usa) per aiutare i radiologi a diagnosticare gli aneurismi con maggior rapidità e precisione. Il metodo utilizza tecniche analitiche messe a punto dalla collaborazione tra Mayo e l’Ibm, “e ha dimostrato un tasso di precisione del 95% nell’individuazione degli aneurismi, rispetto al 70% dei metodi tradizionali”. I risultati del progetto sono descritti sul ‘Journal of Digital Imaging’, e il programma ha già permesso di salvare la vita a molte persone, esaminando più di 15 milioni di immagini da quando è stato avviato ai primi di luglio. ‘Cuore’ del progetto una tecnologia che abbina diagnostica per immagini avanzata e analisi dei dati, per evidenziare probabili aneurismi per una diagnosi precoce. Questo aiuta i radiologi a identificare gli aneurismi prima che causino un’emorragia cerebrale o un danno neurologico. In futuro, Mayo Clinic prevede di utilizzare lo stesso approccio per altri test diagnostici come la diagnosi del cancro o di anomalie dei vasi in altre parti del corpo. “Questo programma completamente automatico è importante perché aiuta i radiologi a individuare gli aneurismi negli esami di angio-risonanza magnetica”, spiega Bradley Erickson, radiologo della Mayo nonché senior author dello studio e condirettore del Medical Imaging Informatics Innovation Center. Una persona su 50 negli Stati Uniti presenta un aneurisma non rotto – la dilatazione di un’arteria causata da un’anomalia della parete del vaso sanguigno – e circa il 40% di tutte le persone che subiscono la rottura di un aneurisma cerebrale muore a seguito di questo evento. In caso di sospetto aneurisma cerebrale dovuto a ictus, lesione traumatica o anamnesi familiare il paziente dovrebbe essere sottoposto a un esame invasivo con l’impiego di un catetere che inietta del liquido di contrasto nel corpo, una tecnica che presenta rischi di complicanze neurologiche. Proprio per migliorare il processo di diagnosi utilizzando la tecnologia di imaging con angio-risonanza magnetica non invasiva, Mayo Clinic e Ibm hanno collaborato per creare i cosiddetti ‘automatic reads’ che eseguono algoritmi diagnostici subito dopo la scansione. Una volta acquisite, le immagini vengono inviate automaticamente ai server del Medical Imaging Informatics Innovation Center di Mayo e Ibm che si trovano nel campus di Rochester, una struttura di ricerca che abbina computing avanzato ed elaborazione delle immagini per fornire un’analisi delle immagini più veloce e accurata. Questi algoritmi allineano e analizzano le immagini per individuare ed evidenziare potenziali aneurismi – compresi quelli molto piccoli, inferiori a 5mm – in modo che radiologi specializzati possano condurre un’analisi ulteriore e definitiva. Dal momento in cui un’immagine viene catturata fino al momento in cui è pronta per essere letta da un radiologo, spesso vi è una finestra temporale di soli 10 minuti. In questi 10 minuti, il nuovo workflow è in grado di identificare le immagini che escono dagli scanner e di inviare quelle relative alla testa e al cervello. Poi si esegue una rilevazione automatica degli aneurismi. In media, questo può avvenire nel giro di pochi minuti, migliorando l’efficienza e facendo risparmiare tempo prezioso ai radiologi e, soprattutto, consentendo una diagnosi più rapida che è importante soprattutto nel caso di un aneurisma grave.

    L’ablazione chirurgica trans-catetere sarebbe da preferire all’impiego di farmaci antiaritmici nel trattamento di pazienti con fibrillazione atriale parossistica. A stabilirlo sono David J. Wilber e collaboratori del Cardiovascular Institute, Loyola University Medical Center nell’Illinois, in uno studio pubblicato su Jama. L’indagine ha coinvolto 19 ospedali e 166 pazienti non “responder” ad almeno un tipo di trattamento farmacologico e che avevano subito almeno tre episodi di aritmia nei sei mesi precedenti al reclutamento. Dopo nove mesi, il 66% dei pazienti sottoposti ad ablazione trans-catetere non ha presentato alcun sintomo di fibrillazione atriale rispetto al 16% del gruppo trattato farmacologicamente (Hr = 0,30). Eventi avversi maggiori, a 30 giorni dal trattamento, sono stati più numerosi nei pazienti sottoposti a farmaci rispetto a quelli con ablazione (8,8% vs 4,9%, rispettivamente). Infine, l’approccio chirurgico ha determinato un significativo miglioramento della qualità della vita dei pazienti a tre mesi dall’intervento, condizione che si è mantenuta nel corso dell’intera indagine. (L.A.)

    Nessun vantaggio, in termini di mortalità ospedaliera, con terapia insulinica intensiva, rispetto alla convenzionale, in pazienti sottoposti a idrocortisone per il trattamento dello shock settico. Queste le conclusioni di uno studio condotto in Francia e pubblicato di recente su Jama. L’indagine ha previsto la suddivisione di oltre 500 pazienti in quattro gruppi trattati con: infusioni continue intravenose di insulina e idrocortisone; infusioni continue intravenose di insulina, idrocortisone e fludrocortisone; terapia insulinica convenzionale e idrocortisone; terapia insulinica convenzionale, idrocortisone e fludrocortisone. In breve, il ricorso al trattamento intensivo, rispetto al dosaggio standard, non ha fatto registrare alcuna significativa differenza nella percentuale di decessi ospedalieri (45,9% vs 42,9%, rispettivamente; rischio relativo = 1,07). In aggiunta, i pazienti con infusioni continue di insulina sono andati incontro più frequentemente a ipoglicemia (<40 mg/dL), con una differenza nel numero medio di episodi per paziente di 0,15. Infine, anche l’aggiunta di fludrocortisone orale non ha modificato l’incidenza di mortalità in questi pazienti (L.A.).

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