Greta Vannucci, 20 anni, è in coma vigile dal 13 gennaio 2006, il giorno in cui ha fatto un brutto incidente in auto. L’équipe medica guidata dai neurochirurghi Sergio Canavero e Barbara Massa Micon, dell’ospedale Cto di Torino, ha impiantato due piastrine di elettrostimolatori, collegate a un pacemaker, fra la calotta cranica e la meninge della ragazza, per la stimolazione corticale extradurale bifocale. È il primo intervento al mondo di questo tipo che ha riclassificato la paziente dallo stato vegetativo allo stato minimamente cosciente. Greta infatti ora muove lentamente le braccia e deglutisce. L’esperimento verrà pubblicato sulla rivista Journal of Neurology, Neurosurgery and Psychiatry. Ne parlano tutti i principali quotidiani nazionali.
«Rispetto a prima – racconta Bruno Vannucci, il padre di Greta – la differenza, almeno quella che noi possiamo cogliere, è che non ha più la stessa postura bloccata. Ma non abbiamo ancora capito se il movimento è una reazione alla nostre parole o alla presenza di chi le sta intorno. Per il resto, è la solita vita».
«I circuiti di coscienza della paziente – spiega Sergio Canavero – sono stati ristabiliti, ora è in grado di nutrirsi con un cucchiaio, di deglutire e obbedire agli ordini».
«È un grande successo scientifico – dicono i neurochirurghi torinesi – perché la paziente sembrava non avere chance di recupero. È solo il primo passo, potrebbero esserci altri miglioramenti. Ma rimarrà sempre disabile, non tornerà più normale».
«Io credo – dice papà Bruno – che Greta avrebbe preferito morire piuttosto che vedersi così. La morte assistita no, proprio no. Per i medici questo intervento potrebbe giovare anche a Eluana Englaro. Ma ogni paziente ha una storia a sé. Se guardo indietro, alla vita di Greta prima, mi viene da piangere. Ma sono disperato anche per il futuro. Quando io e mia moglie non ci saremo più, cosa succederà. Lasceremo Greta a sua sorella minore per rovinare anche la sua esistenza?».
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