Si potrebbe pensare che un ipocondriaco si riconosca a prima vista, invece la diagnosi è complessa: per orientarsi può essere d’aiuto un test chiamato Illness Attitude Scale (IAS), un questionario con 28 domande che misura in modo fedele grado e caratteristiche dell’ipocondria. Lo ha messo a punto Robert Kellner nel 1985, ma fino a oggi non era chiaro quanto e come fosse efficace. Uno studio della Facoltà di Psicologia di Bologna ha analizzato tutte le ricerche che lo hanno impiegato negli ultimi vent’anni, pubblicando i risultati sulla rivista Psychotherapy and Psychosomatics. Il verdetto è positivo. Gli ipocondriaci non sono pochi: le stime si aggirano intorno al 4-6% della popolazione. L’articolo è del settimanale Salute del Corriere della Sera.

«L’ipocondria – spiega l’articolo del settimanale – si manifesta spesso dopo una malattia o un lutto in famiglia. Chi è predisposto, persone ansiose o con una bassa soglia del dolore, comincia a preoccuparsi anche per sé; in una persona normale tutto passa dopo un po’ di tempo in allerta, l’ipocondriaco invece pian piano si convince di essere malato, nonostante le continue rassicurazioni del medico e l’esito negativo di tutti gli esami».

«Si parla di ipocondria – dice Silvana Grandi, responsabile del laboratorio di clinimetria psicosomatica di Bologna – quando la convinzione persiste oltre sei mesi ed è tale da paralizzare il paziente, che di fatto non fa più una vita normale: l’ipocondriaco sta male davvero e non va sottovalutato. Chiede pareri medici in continuazione, crede che gli esami vengano fatti male o male interpretati, si persuade di non essere capito. Così spesso aumentano ansia, depressione, sintomi somatici; a volte l’ipocondriaco abbandona pure uno stile di vita sano, tanto è certo di essere malato grave».

«Tende a diventare cronica – conclude l’articolo – per curarla possono servire i farmaci, utili se si associa un disturbo d’ansia o depressivo, e la psicoterapia. Efficace anche la terapia esplicativa, elaborata da Kellner che riduce i sintomi ipocondriaci anche del 70%. Consiste nell’insegnare al paziente a valutare correttamente i segnali che arrivano dal corpo e ad interpretarli correttamente, informando sempre i malati e rassicurandoli».

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