Milano, 30 ott. (Adnkronos Salute) – Formazione a distanza per i medici di famiglia, e definizione di strutture territoriali con ‘punti bianchi’ dedicati alle cure palliative. Il tutto in stretta sinergia con le associazioni di volontariato. Questi i punti salienti della ‘road map’ italiana per la lotta al dolore: la tabella di marcia è “in dirittura d’arrivo”. E l’efficacia del nuovo modello, che punta a creare “una vera e propria rete italiana delle cure palliative”, sarà valutata attraverso “una sperimentazione in 4 regioni della Penisola con situazioni e contesti molto diverse tra loro, che dovrebbe partire probabilmente nel primo trimestre 2009″. Lo annuncia Guido Fanelli, coordinatore della Commissione ministeriale sulla terapia del dolore e cure palliative, e componente della Commissione di programmazione del ministero del Welfare, oggi a Milano durante un incontro su donne e dolore cronico promosso da Onda (Osservatorio nazionale salute della donna). Fanelli non entra nel merito dei nuovi Lea (Livelli essenziali di assistenza) su cui Regioni e Governo hanno trovato un primo accordo settimana scorsa, e punta piuttosto sull’esigenza di diffondere capillarmente in tutta Italia una sensibilità culturale in cui le cure palliative possano crescere e affermarsi. “Le iniziative sono molte, ma sono ancora ‘spot’ – spiega – Al momento manca uno sforzo unitario, uniforme e coordinato”. In altre parole, “manca un’organizzazione di rete per queste terapie”, precisa. “Il nostro primo target saranno i medici di medicina generale”, afferma Fanelli. Il coordinatore della Commissione ministeriale sulla terapia del dolore e le cure palliative ricorda infatti che “su questo tema nelle università italiane non esiste attualmente in Italia una formazione specifica”. Oggi i camici bianchi rischiano quindi di trovarsi poco preparati a gestire le esigenze di un paziente bisognoso di cure palliative. Per questa ragione, “il primo passo sarà avviare un progetto di formazione a distanza rivolto ai medici di famiglia”: i professionisti ai quali il paziente si rivolge quando, dimesso dall’ospedale, deve seguire tutto un percorso terapeutico ad hoc. La seconda parola d’ordine è “delocalizzare il dolore”, ossia dislocare lungo tutto lo Stivale “strutture dedicate esterne all’ospedale e organizzate in differenti livelli”, evidenzia l’esperto. Tra queste ambulatori mirati, “una sorta di ‘punti bianchi’” in cui i pazienti possono recarsi in prima battuta, evitando eventuali odissee nei pronto soccorso. Tutto questo “verrà organizzato in un’ottica di collaborazione fra tutti gli attori coinvolti nelle cure palliative, e insieme alle associazioni di volontariato che su questo fronte rivestono un ruolo quanto mai cruciale”. E sempre per ‘seminare’ nei cittadini la consapevolezza di quanto siano importanti le cure palliative per la qualità di vita dei malati, “pensiamo a un ‘Progetto 100 città’ – conclude Fanelli – Per un weekend di giugno, 100 città italiane si apriranno alla lotta contro il dolore. Con banchetti informativi nelle piazze, offerta di prestazioni e consulenze specialistiche negli ospedali, nonché raccolta fondi” sul modello della ‘maratona’ di Telethon.

Tags:

Leave a Reply

You must be logged in to post a comment.