Circa 1 paziente su 10 sottoposti a intervento coronarico percutaneo (Pci) è nuovamente ricoverato entro 30 giorni. Sono stati identificati alcuni fattori che aumentano tale rischio, la cui conoscenza è importante dato che la riammissione ospedaliera post-Pci entro 30 giorni per qualsiasi causa si associa a un maggiore rischio di decesso a 1 anno. Sono i risultati di un’analisi – compiuta da un team diretto da Henry H. Ting della Mayo Clinic – di 15.498 ricoveri per Pci (elettiva o per sindrome coronarica acuta) avvenuti nel corso di 10 anni al Saint Marys Hospital di Rochester (Usa). Gli studiosi hanno usato vari modelli statistici per valutare le variabili demografiche, cliniche e tecniche associate alla riammissione a 30 giorni e la correlazione tra quest’ultima e la mortalità a 1 anno. Sul totale del campione, sono stati riammessi il 9,4% dei soggetti sottoposti a Pci (n=1.459), e nello 0,68% dei casi (n=106) si sono avuti decessi entro 30 giorni dall’intervento. Dopo analisi multivariata, sono stati identificati come fattori associati ad aumentato rischio di riammissione a 30 giorni post-Pci il genere femminile, la durata del ricovero superiore a 3 giorni, un basso livello di istruzione e la presenza di angina instabile, accidenti cerebrovascolari o Tia, insufficienza renale da moderata a grave, malattia polmonare cronica ostruttiva, ulcera peptica, cancro metastatico. In relazione all’associazione tra un nuovo ricovero entro 1 mese dal Pci e la mortalità a 1 anno, si è stimata un hazard ratio di 1,38.

Arch Intern Med, 2011 Nov 28. [Epub ahead of print]

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