Nei pazienti adulti con grave e diffusa lesione traumatica cerebrale e ipertensione intracranica refrattaria, un intervento precoce di craniectomia decompressiva riduce la pressione intracranica e il tempo di permanenza nelle unità di cura intensiva. Questo tipo di intervento, però, si associa ad outcome più sfavorevoli. La segnalazione proviene da uno studio randomizzato condotto da D. James Cooper, della Monash university di Melbourne, insieme a ricercatori del Decra trial e dell’Australian and New Zealand intensive care society clinical trials group. I ricercatori hanno assegnato 155 adulti con ipertensione intracranica che non rispondevano alle terapie e con un danno cerebrale diffuso in seguito a trauma a un intervento di craniectomia bifrontotemporoparietale oppure alle cure standard. La decompressione tramite craniectomia ha ridotto, rispetto allo standard, il tempo in cui la pressione intracranica permaneva al di sopra della soglia di trattamento, il numero di interventi per trattare i valori pressori aumentati e il numero di giorni in unità di cure intensive. I pazienti avviati a craniectomia, però, hanno mostrato 6 mesi dopo il trauma punteggi più sfavorevoli alla Extended Glasgow outcome scale, che valuta l’endpoint composito comprendente morte, stato vegetativo o disabilità grave: la odds ratio (rapporto crociato) di un punteggio peggiore nel gruppo craniectomia si attestava sull’1,84. Sempre in questo gruppo, inoltre, si è registrato un rischio maggiore di outcome sfavorevole (odds ratio 2,21). I tassi di morte a 6 mesi erano invece simili nei due gruppi (19% vs 18%, rispettivamente, nei pazienti trattati con craniectomia e cure standard).N Engl J Med, 2011 Mar 25. [Epub ahead of print]

Tags:

Leave a Reply

You must be logged in to post a comment.