Dopo due anni e mezzo di difficili negoziati, domani il Parlamento europeo è chiamato a dare il via libera alle norme che consentiranno a tutti i cittadini europei di farsi curare in un Paese diverso dal proprio. Attualmente solo l’1% della spesa sanitaria dell’Ue, pari a circa 10 miliardi di euro, è imputabile a cure mediche transfrontaliere, ma con la nuova direttiva le stime dell’eurogoverno sono di un aumento di non più di 30 milioni di euro. Grazie alle regole Ue i pazienti potranno ottenere cure mediche in un altro paese senza chiedere un’autorizzazione preventiva, se non in caso di cure ospedaliere o di quelle considerate particolarmente costose per le quali l’interessato comunque dovrà ottenere una risposta entro un lasso di tempo ragionevole. In altri casi invece, come, per esempio, una visita specialistica, basterà anticipare le spese che poi verranno rimborsate nel paese di residenza. La normativa, secondo la Commissione europea, non vuole incentivare il turismo sanitario, quanto piuttosto rafforzare il diritto del paziente a farsi curare in strutture che giudica più adeguate al suo caso. Il trattamento sanitario all’estero tuttavia non potrà essere rimborsato se non lo è nel paese di residenza. Inoltre, se il paziente sceglie un paese dove i costi sono più elevati comunque sarà rimborsato in base alle tariffe previste per quella prestazione nel suo paese di origine. Le nuove regole prevedono anche un rinnovato impulso della sanità online ed una maggiore cooperazione tra i diversi sistemi sanitari dei 27 Stati membri, anche se l’uso delle nuove tecnologie resta su base volontaria. Dopo l’approvazione da parte del Parlamento, la direttiva dovrà essere trasposta nell’ordinamento dei singoli Stati membri.

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