In occasione del IX Convegno Area Culturale Dolore SIAARTI, in corso a Matera dal 24 al 26 Novembre 2010, si è tenuto il Simposio “Tapentadolo, il primo nuovo analgesico centrale” moderato dal Prof. P.L. Canonico, Ordinario e Preside delle facoltà di Farmacologia dell’Università del Piemonte Orientale e dal Prof. C. Mattia, Anestesista, Professore all’Università la Sapienza di Roma.

L’insufficiente controllo del dolore e i fastidiosi effetti indesiderati degli analgesici inducono spesso i pazienti con dolore cronico a sospendere la terapia. Da qui la necessità di un analgesico ideale per il trattamento a lungo termine del dolore cronico severo, in grado di garantire, oltre all’efficacia, un’ottimale tollerabilità e sicurezza di impiegno al fine di limitare la % di abbandoni terapeutici di terapie altrimenti utili. Tapentadolo ha tutte le potenzialità per superare questi limiti.

E’ quanto hanno sostenuto nel simposio i relatori, la dottoressa F. Coluzzi, ricercatore all’Università La Sapienza di Roma, la farmacologa M.G. Grilli associato all’Università del Piemonte Orientale e il Prof. S. Palermo anestesista dell’Università di Genova, che hanno presentato ad una platea di anestesisti, esperti nella Terapia del Dolore, la farmacologia e le evidenze cliniche di tapentadolo, l’analgesico centrale INNOVATIVO, capostipite della nuova classe farmacologica, MOR-NRI, agonista dei recettori mu-oppioidi e inibitore della ricaptazione della noradrenalina Dotato di un duplice meccanismo d’azione, tapentadolo, grazie al suo peculiare profilo farmacologico, rispetto agli oppioidi classici ha dimostrato:

  • Attività sia sul dolore nocicettivo che neuropatico
  • Potenza equivalente a quella degli oppiacei forti
  • Efficacia duratura nel tempo
  • Scarsa incidenza di effetti collaterali e bassa % di sospensioni del trattamento
  • Assenza di interazioni farmacologiche con CYP 2D6
  • Capacità di migliorare la qualità della vita

Tapentadolo rappresenta la prima novità farmacologica nel trattamento del dolore cronico severo da oltre 25 anni. Immesso in commercio in Germania ai primi di ottobre è in fase di registrazione nei restanti 24 Paesi europei . L’introduzione in Italia è prevista per la fine del 2011: sarà disponibile in formulazione a rilascio prolungato per la gestione negli adulti del dolore cronico severo che possa essere trattato adeguatamente solo con analgesici oppioidi. Una patologia, il dolore cronico, che coinvolge una fetta rilevante della popolazione. Secondo i risultati di una recente indagine infatti circa il 20% degli europei soffre di dolore cronico, di cui quasi un quarto in forma severa. Per quanto riguarda in particolare l’Italia si stima che la prevalenza del dolore cronico sia del 26%, percentuale cui corrispondono circa 15,6 milioni di persone.

Approfondimento
Meccanismo d’azione complementare

Tapentadolo rappresenta il capostipite di una nuova proposta classe farmacologica denominata MOR-NRI (agonista dei recettori mu-oppioidi e inibitore della ricaptazione della noradrenalina), essendo nettamente distinto dagli altri analgesici centrali. Entrambi i meccanismi d’azione MOR e NRI, contribuiscono in modo complementare all’efficacia di tapentadolo nel dolore neuropatico e nocicettivo . A livello spinale tapentadolo riduce i messaggi ascendenti del dolore attivando i recettori degli oppioidi e quindi inibendo la trasmissione dei segnali dolorosi. Inoltre tapentadolo inibisce il reuptake della noradrenalina; come conseguenza si ha un aumento dei livelli di noradrenalina nella giunzione sinaptica e l’attivazione dei recettori alfa2 a livello della membrana post-sinaptica. Ciò determina l’inibizione della trasmissione del dolore al talamo, struttura coinvolta nell’elaborazione cosciente del dolore. La combinazione di questi due meccanismi d’azione in un’unica molecola può rappresentare un vantaggio in condizioni che spesso coinvolgono una componente del dolore sia nocicettiva, sia neuropatica, come nella lombalgia severa cronica . Inoltre il contributo dei due meccanismi, la componente MOR e NRI, può risultare in un risparmio delle due componenti e quindi spiegare la minore incidenza degli effetti collaterali tipici degli oppioidi osservata con tapentadolo rispetto ad altri oppiacei classici come ossicodone, farmaco utilizzato quale confronto nei trial clinici.

Efficacia elevata
L’efficacia di tapentadolo è stata dimostrata in molte condizioni dolorose. Particolarmente interessanti i dati relativi alla lombalgia cronica : in uno studio di fase III la riduzione dell’intensità del dolore ottenuta con tapentadolo dopo 12 settimane di mantenimento in pazienti che all’inizio dello studio presentavano un dolore di intensità severa (-0.8 [-1.23, -0.41]; p < 0.001) è risultata significativamente superiore rispetto al placebo e simile a quella di ossicodone, farmaco usato come confronto. Alla dodicesima settimana la variazione complessiva media dell’intensità del dolore fatta registrare da tapentadolo era inferiore di 2,9 punti rispetto alla condizione di partenza. Anche un’analisi combinata dei dati di 3 studi di fase III nel dolore muscolo-scheletrico ha dimostrato l’efficacia di tapentadolo rispetto al placebo.

“Inoltre, uno studio clinico controllato verso placebo in pazienti con neuropatia diabetica periferica dolorosa ne ha documentato l’efficacia nel dolore neuropatico – spiega il Professor Ralf Baron, dell’Universitätsklinikum Schleswig-Holstein, di Kiel –. Ciò è molto promettente e suggerisce che tapentadolo possa essere di particolare beneficio nel dolore con componente neuropatica. Sono attualmente in corso dei trial clinici per valutare questo aspetto nella lombalgia con componente neuropatica”.

Miglior profilo di tollerabilità
Oltre a garantire un efficace controllo del dolore, tapentadolo ha il vantaggio di essere meglio tollerato rispetto agli oppioidi classici: in uno studio clinico di fase III in pazienti con lombalgia4 ha dimostrato un profilo di tollerabilità superiore a quello di ossicodone. Complessivamente il 61,9% dei soggetti trattati con ossicodone hanno manifestato effetti collaterali gastrointestinali rispetto al 43,7% del gruppo in terapia con tapentadolo. Ciò ha determinato anche una minor incidenza di interruzioni del trattamento secondarie all’insorgenza di eventi avversi gastrointestinali. Un’ulteriore conferma giunge da un’analisi6 combinata di 3 studi di fase III che ha dimostrato un tasso di sospensione del trattamento inferiore per tapentadolo (43,5%) rispetto a ossicodone (61,7%).

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