La terapia di resincronizzazione cardiaca inverte il processo di rimodellamento ventricolare sinistro in modo più evidente nei pazienti con scompenso cardiaco non di origine ischemica. L’eziologia non è comunque un fattore predittivo indipendente riguardo all’esito dell’intervento. Sono le considerazioni conclusive di un sottostudio del trial Reverse (Resynchronization reverses remodeling in systolic left ventricular dysfunction) condotto da Cecilia Linde, del dipartimento di Cardiologia dell’ospedale universitario Karolinska di Stoccolma, e collaboratori. La ricerca ha coinvolto 277 pazienti con malattia cardiaca non ischemica (non-Ihd) e 333 con patologia a eziologia ischemica (Ihd) in classe funzionale Nyha I o II con QRS =/> 120 ms e frazione di eiezione ventricolare sinistra </= 40%, ai quali è stato impiantato un defibrillatore-cardioversore (Crt) e che sono stati quindi randomizzati ai gruppi Crt-on e Crt-off per 12 mesi. L’endpoint primario era rappresentato dalla percentuale di pazienti peggiorati sulla base della risposta clinica dello scompenso. Al basale, i pazienti Ihd erano significativamente più anziani e avevano meno comorbilità e meno dissincronie rispetto ai soggetti non-Ihd. Tra questi ultimi, il 10% è peggiorato nel gruppo Crt-on rispetto al 19% di quello Crt-off, mentre tra i pazienti Ihd il 20% è peggiorato nel gruppo Crt-on e il 24% in quello Crt-off. I pazienti non-Ihd assegnati a Crt-on sono migliorati, in riferimento all’indice del volume telesistolico ventricolare sinistro, in modo superiore ai partecipanti Ihd. Infine, l’eziologia non-Ihd si è rivelata elemento predittivo indipendente riguardo all’indice del volume telesistolico ventricolare sinistro.

J Am Coll Cardiol, 2010; 56(22):1826-31

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