Nei pazienti con scompenso cardiaco sistolico di grado lieve la somministrazione di eplerenone, antagonista dell’aldosterone, in aggiunta alla terapia raccomandata, riduce in modo signficativo le morti cardiovascolari e le ospedalizzazioni da insufficienza d’organo. Il dato – presentato al Congresso 2010 dell’American heart association (Aha), appena conclusosi a Chicago, e pubblicato online dal New England – si basa su quanto osservato nel trial Emphasis-Hf (Eplerenone boosts survival in mild systolic heart failure patients) condotto da un team internazionale di ricercatori guidato da Faied Zannad, del dipartimento di Cardiologia dell’università di Nancy. Sono stati arruolati 2.700 pazienti di età =/>55 anni, con una sintomatologia corrispondente alla classe Nyha II e una frazione d’eiezione <=35%. I partecipanti sono stati randomizzati a ricevere un placebo oppure 25 mg una volta al giorno di eplerenone (incrementati fino a 50 mg in quattro settimane), con sospensione della sperimentazione prestabilita a un follow-up di 21 mesi. L’endpoint primario, composto da morte cardiovascolare od ospedalizzazione per scompenso cardiaco, è occorso nel 18,3% del gruppo eplerenone contro il 25,9% del placebo. Si è registrata anche una significativa riduzione dei decessi per tutte le cause (12,5% vs 15,5%), da cause cardiovascolari (10,8% vs 13,5%), dei ricoveri per scompenso (12,0% vs 18,4%) e per tutte le cause (29,9% vs 35,8%).

N Engl J Med, 2010 Nov 14.

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