Una condizione di anemia potrebbe predisporre i pazienti con sindrome coronarica acuta a ischemia ricorrente del miocardio, a sua volta importante causa di outcome peggiori nei soggetti con bassi livelli di emoglobina. L’ipotesi – avanzata da Melissa Rousseau, della divisione di Cardiologia dell’ospedale universitario St. Michael’s di Toronto (Canada), insieme ad altri ricercatori coinvolti nel trial Interact (Integrilin and enoxaparin randomized assessment of acute coronary syndrome treatment) – si basa su quanto osservato in 705 soggetti con sindrome coronarica acuta senza sovraslivellamento ST, sottoposti a monitoraggio elettrocardiografico per 48 ore. Il campione è stato stratificato sulla base dei livelli di emoglobina rilevati alla presentazione: <120 g/L, da 120 a 139 g/L, da 140 a 159 g/L e >160 g/L, misurati rispettivamente in 64, 259, 315 e 67 pazienti. I tassi corrispondenti di ischemia ricorrente (outcome primario, definito come spostamento del tratto ST al monitoraggio elettrocardiografico) sono stati 39,1%, 22,0%, 15,6% e 11,9%. Un livello inferiore di emoglobinemia è risultato associato a età avanzata, comorbilità e a un più elevato punteggio di rischio Grace. Dopo correzione per tutte queste variabili confondenti, un basso livello emoglobinico ha mantenuto un’associazione significativa indipendente con l’ischemia ricorrente del miocardio.
Am J Cardiol, 2010 Sep 28.
Tags: News, Rianimazione
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