Part-time a rischio per circa 32 mila tra medici e infermieri del Servizio sanitario nazionale. Il Ddl Lavoro, che il 29 settembre scorso ha avuto il via libera del Senato e che la prossima settimana dovrebbe approdare a Montecitorio, porterà a numerose novità per tutto il pubblico impiego, compreso gli oltre 600 mila che lavorano per il Ssn.Tra queste, anche la stretta sul part-time. Novità con cui rischiano di fare i conti soprattutto le donne, visto che circa il 90% dei contratti part-time all’interno del Ssn riguarda loro.In particolare, con il via libera al Ddl lavoro, arriva in porto la riforma avviata nel 2008 con il decreto legge 112, che ha ristretto la possibilità di chiedere l’orario ridotto nel pubblico impiego. Se prima il part-time era un diritto sacrosanto del dipendente, da due anni l’amministrazione pubblica può infatti respingere la richiesta se complica l’organizzazione del lavoro. Una stretta che l’articolo 16 del Ddl lavoro fa diventare retroattiva, mettendo a rischio anche i contratti part-time stipulati secondo le vecchie regole, prima del 2008.”Entro 180 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge – recita il Ddl – nel rispetto dei principi di correttezza e buona fede, possono sottoporre a nuova valutazione i provvedimenti di concessione della trasformazione del rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale già adottati prima della data di entrata in vigore del citato decreto legge n.112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.133 del 2008″. Un riesame che potrebbe quindi portare alla revoca del part-time, nel caso l’amministrazione reputasse a rischio l’efficienza organizzativa dell’ufficio. Secondo i dati della Ragioneria dello Stato (2008) sul personale a tempo indeterminato part-time, i medici del Servizio sanitario nazionale (compresi veterinari e odontoiatri) che hanno un contratto di lavoro a ‘orario ridotto’ sono più di mille, per l’esattezza 1.005. Di questi, ben 910 sono donne. Ma a dover fare i conti con questa stretta sul part-time potrebbero essere soprattutto le infermiere. Analizzando i tabulati della Ragioneria dello Stato, si scopre infatti che circa 30 mila infermiere (29.976) hanno un contratto part-time. Gli infermieri maschi a ‘orario ridotto’ in confronto sono pochi: solo 792.A lavorare all’interno del Servizio sanitario nazionale con un contratto part-time non ci sono però solo medici e infermieri. A questi vanno infatti aggiunti i fisioterapisti e il personale tecnico sanitario, un ‘plotone’ di oltre 7 mila operatori. Anche qui i maschietti sono una sparuta minoranza: su 7.219 ben 6.695 sono donne. Senza contare i 497 dirigenti non medici e i circa 20 mila (perlopiù donne) fra tecnici, amministrativi e personale di vigilanza e ispezione.

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