Dopo un ricovero ospedaliero per infarto miocardico (Ima), l’impiego di inibitori di pompa protonica (Ppi) sembra associarsi a un rischio maggiore di esiti cardiovascolari avversi, indipendentemente dall’uso di clopidogrel. L’utilizzo combinato di Ppi e clopidogrel non è associato ad alcun rischio aggiuntivo per eventi avversi cardiovascolari rispetto a quelli osservati in caso di monoterapia con Ppi. Si tratta della conclusione di uno studio osservazionale – basato sui dati amministrativi di tutti gli ospedali della Danimarca, relativi a 56.406 pazienti dimessi dopo un primo Ima tra il 2000 e il 2006 – effettuato da Mette Charlot dell’ospedale Gentofte dell’università di Copenhagen, a Hellerup, e collaboratori. I pazienti sono stati visitati varie volte al termine del ricovero (7, 14, 21 e 30 giorni dopo l’Ima), con un follow-up finale a un anno. Sul totale dei soggetti analizzati, il 16,2% è stato riospedalizzato per Ima o ictus oppure ha subito una morte cardiovascolare (outcome primario composito). Sul 43,8% dei pazienti in trattamento con clopidogrel, il 27,3% ha ricevuto in concomitanza anche Ppi. L’hazard ratio (Hr) per morte cardiovascolare o riospedalizzazione da Ima o ictus in seguito a uso concomitante di Ppi e clopidogrel è risultato, nell’intera coorte al trentesimo giorno dopo la dimissione, pari a 1,29. Il corrispettivo rapporto, in caso di impiego di Ppi da parte di persone che non avevano ricevuto clopidogrel, è rimasto sul valore di 1,29. Non si sono manifestate interazioni significative tra Ppi e clopidogrel. Limitazioni allo studio, precisano gli autori, sono: fattori confondenti residui e non misurati, errori nella misurazione dell’esposizione ai farmaci e possibili bias da effetti di sopravvivenza.
Ann Intern Med, 2010; 153(6):378-86
Tags: News, Rianimazione
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