Un notevole innalzamento dei livelli ematici di proteina C-reattiva (Crp) aumenta moderatamente il rischio a lungo termine di eventi ricorrenti cardiovascolari o di morte e può costituire un fattore predittivo ai fini della prognosi nei pazienti reduci da una sindrome coronarica acuta.
È questo il risultato di una metanalisi condotta da un’équipe di epidemiologi cinesi, i quali hanno utilizzato come fonti elettroniche PubMed e Ovid Medline. Sono stati presi in considerazione 13 studi corrispondenti a 1.364 nuovi casi identificati in 9.787 pazienti nei quali si valutava, durante il follow-up, il rischio di recidiva o morte in base a diverse categorie di Crp, misurata entro 72 ore dall’insorgenza dei sintomi. Due ricercatori, in modo indipendente, hanno estratto dalla letteratura le informazioni relative ai disegni degli studi, alle caratteristiche dei partecipanti, agli outcome, con un costante controllo per la presenza di eventuali fattori confondenti. Rispetto alla categoria Crp inferiore (< o = 3 mg/l), i rischi relativi combinati e i loro intervalli di confidenza al 95% sono risultati di 1,40 (da 1,18 a 1,67) per la categoria intermedia (da 3,1 fino a circa 10 mg/l) e di 2,18 (da 1,77 a 2,68) per quella maggiore (>10 mg/l). Risultati sostanzialmente analoghi si ricavavano da altri studi che riportavano il rischio in base alle unità di Crp o alla trasformazione logaritmica di Crp.

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