di Simona Zazzetta

Si arricchisce la tecnologia per la diagnostica delle patologie coronariche, con nuove metodiche di imaging endocoronarico che permettono di individuare e studiare le placche aterosclerotiche e la loro vulnerabilità.
L’ecografia intracoronarica (Ivus), finora in grado di creare immagini di istologia virtuale in bianco e nero, diventa a colori grazie a un software che elabora i segnali assegnando un colore a ogni tipo di tessuto, per esempio, tessuto fibrotico è verde, il core necrotico rosso, i lipidi è giallo, fornendo un’analisi qualitativa e quantitativa della placca. «Il rischio di sindrome coronarica acuta è legato non tanto alle dimensioni della placca e alla percentuale di stenosi del vaso» sostiene Carlo Pierli, direttore dell’U.O.C. Emodinamica del Policlinico Santa Maria della Scotte, e coordinatore del II Congegno internazionale “Live Ivus”, tenutosi a Siena «ma soprattutto alla sua vulnerabilità, e una placca è vulnerabile quando è ricca di cellule infiammatorie, di lipidi e ha un elevato core necrotico. L’imaging dell’Ivus può essere completato dalla tomografia ottica computerizzata (Oct) che sfruttando gli infrarossi elabora con una risoluzione 10 volte maggiore le immagini del cappuccio fibrotico, permettendo di valutarne lo spessore, un altro indice di vulnerabilità. Queste informazioni permettono di migliorare la prognosi e di monitorare l’efficacia della terapia finalizzata alla stabilizzazione della placca. Individuare le placche vulnerabili è molto importante per poter trattare in maniera aggressiva questi pazienti, non tanto con i cateteri o gli stent, ma con farmaci che abbiano dimostrato la capacità di stabilizzare la placca. Mi riferisco alle statine, a un controllo farmacologico della pressione arteriosa insieme a stili di vita salutari. Inoltre, sappiamo che l’aterosclerosi e le sue manifestazioni cliniche sono legate a un processo infiammatorio locale e sistemico come evidenziato dall’aumento di indicatori specifici di infiammazione come la proteina C reattiva ad alta sensibilità. In alcuni soggetti obesi è stato riscontrato che il tessuto adiposo può produrre sostanze pro-infiammatorie che favoriscono l’instabilità di placca e la trombosi sovrapposta».

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