Anche l’agonia deve essere risarcita. Lo sottolinea la Cassazione che riconosce come la lenta morte di chi “rimane lucido durante l’agonia in consapevole attesa della fine” debba essere risarcita. In questo modo la terza sezione civile ha riconosciuto un risarcimento di 90 mila euro come danno morale a favore dei famigliari di un agricoltore salernitano morto 20 anni fa a causa di una scarica elettrica che lo colpì mentre era al lavoro su di un albero di noce. Ai famigliari di Giovanni T. la Corte d’Appello di Salerno, nel settembre 2004, aveva negato il risarcimento del danno biologico per il fatto che la morte era stata “pressoché immediata”. Contro la riduzione del risarcimento i famigliari dell’agricoltore hanno fatto ricorso in Cassazione, sostenendo il diritto al risarcimento per la lunga sofferenza patita dal congiunto prima della morte. La Suprema Corte (sentenza 8360) ha accolto il ricorso dei famigliari di Giovanni T. e ha evidenziato che in riferimento al danno tanatologico, nel quantificare la somma dovuta in risarcimento dei danni morali, “si deve tenere conto anche della sofferenza psichica subita dalla vittima di lesioni fisiche alle quali sia seguita dopo breve tempo la morte, che sia rimasta lucida durante l’agonia, in consapevole attesa della fine”. In altre parole la Cassazione spiega che “il giudice deve personalizzare la liquidazione dell’unica somma dovuta in risarcimento dei danni morali tenendo conto anche del cosiddetto danno tanatologico dove i danneggiati ne facciano specifica richiesta”. In conclusione, Piazza Cavour, “a titolo di risarcimento del danno morale subito dal defunto” nella lenta agonia, ha riconosciuto ai famigliari dell’agricoltore un risarcimento di 90 mila euro ritenendo responsabili il proprietario del terreno dove l’agricoltore stava lavorando e l’Enel quale responsabile dell’area sulla quale passava la linea elettrica.

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