Il primario che demansiona l’aiuto anziano viola i diritti umani e deve risarcirlo di ogni danno, anche dopo la morte. La sentenza della terza sezione civile della Cassazione, depositata lo scorso 2 febbraio, ribadisce che il demansionamento lede i diritti inviolabili del lavoratore e la dignità della persona, sanciti in tutta la Comunità Europea dalla Carta di Nizza. Estromettere il medico dal suo lavoro, «costituisce fatto colposo che configura illecito civile continuato e aggravato dal persistere della volontà punitiva e di atti diretti all’emarginazione del professionista». Che va risarcito di tutti i danni patrimoniali rispettando il principio del risarcimento integrale, considerando la gravità dell’offesa e la serietà del pregiudizio e tenendo conto, per i danni patrimoniali, del regime professionale vigente all’epoca dei fatti» e della «perdita delle chances economiche e di clientela in relazione alla distruzione dell’immagine nella comunità scientifica e nel mercato libero delle prestazioni professionali per la perdita di affidabilità scientifica e curativa».
La vicenda che ha portato a questa sentenza risale al 1991 ed è nata dal comportamento di un primario di chirurgia cardiotoracica pediatrica, un luminare del settore di un ospedale toscano. L’aiuto anziano si era rivolto al tribunale di Massa per chiedere la condanna del primario, la sentenza di assoluzione era stata emessa dalla Corte d’appello di Genova nel 2004, ma è stata ribaltata dalla Cassazione.
Tags: Diritto
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