Dequalificazione e nuove mansioni
La equivalenza tra le nuove mansioni e quelle precedenti, deve essere intesa non solo nel senso di pari valore professionale delle mansioni medesime, considerate nella loro oggettività, ma anche come attitudine delle nuove mansioni a consentire la piena utilizzazione o anche l’arricchimento del patrimonio professionale dal lavoratore acquisito nella pregressa fase del rapporto, precisandosi, inoltre, che il divieto di demansionamento opera anche quando al lavoratore, nella formale equivalenza delle precedenti e delle nuove mansioni, siano assegnate di fatto mansioni sostanzialmente inferiori, sicché nell’indagine circa tale equivalenza non è sufficiente il riferimento in astratto al livello di categoria, ma è necessario accertare che le nuove mansioni siano aderenti alla specifica competenza del dipendente in modo tale da salvaguardare il livello professionale acquisito e da garantire lo svolgimento e l’accrescimento delle sue capacità professionali, con le conseguenti possibilità di miglioramento professionale, in una prospettiva dinamica di valorizzazione delle capacità di arricchimento del proprio bagaglio di conoscenze ed esperienze. A tal fine, quindi,  l’indagine del giudice deve essere volta a verificare i contenuti concreti dei compiti precedenti e di quelli nuovi onde formulare il giudizio di equivalenza, da fondare sul complesso della contrattazione collettiva e delle determinazioni aziendali. (Avv. Ennio Grassini – www.dirittosanitario.net).

Complessi ventricolari prematuri e tosse cronica
I complessi ventricolari prematuri (PVC) potrebbero svolgere un ruolo in alcuni casi di tosse cronica, benchè di rado ne siano l’unica causa. Precedenti studi avevano collegato varie aritmie alla tosse cronica, ma mancano dati da studi prospettici in materia. I PVC possono essere associati alla tosse cronica probabilmente tramite riflessi cardiopolmonari, e dato che nei soggetti con tosse associata ai PVC sono comuni anche altre patologie che provocano la tosse, è necessaria la cooperazione interdisciplinare per spiegare i meccanismi della tosse onde iniziare un trattamento efficace. La tosse collegata ai PVC comunque si risolve spesso dopo ablazione a radiofrequenza o terapia antiaritmica orale, e più di rado va incontro a remissione spontanea. (Chest 2009; 135: 1535-41).

Tumore prostatico: FANS influenzano PSA e rischio
I FANS possono influenzare il rilevamento dei tumori prostatici. Di fatto, è stato ipotizzato che l’aspirina ed altri FANS possano diminuire i livelli di PSA al di sotto dei livelli di sospetto clinico senza avere alcun vero e proprio effetto sullo sviluppo dei tumori prostatici, e se ciò fosse vero, l’uso di questi agenti potrebbe ostacolare la nostra capacità di rilevare i tumori prostatici in stadio precoce tramite lo screening del PSA. Diversi studi precedenti hanno riportato che farmaci come i FANS sono associati ad una riduzione del rischio di tumore prostatico: questi dati potrebbero essere coerenti con un effetto protettivo, in quanto l’aspirina riduce i livelli di PSA più nei soggetti che hanno ricevuto una diagnosi di tumore prostatico che in quelli con altre patologie della prostata. (J Urol 2009; 181: 2064-70).

Novità in nefrologia
E’ il sogno di ogni nefrologo, ma soprattutto dei malati in dialisi: un’alternativa alle lunghe soste in ospedale attaccati a una macchina, almeno tre volte a settimana, per ‘ripulire’ il sangue. “Il rene portatile è diventato una realtà: il prototipo, ancora da perfezionare, è stato pubblicato su ‘Lancet’. Si indossa come una cintura, pesa circa 5 kg e consente di lavorare e muoversi mentre si fa la dialisi, che però in questo caso dura circa 8 ore al posto di 4″. A descriverlo è Antonio Dal Canton, presidente della Società italiana di nefrologia (Sin), illustrando ieri a Roma le ultime novità del settore, in vista del congresso Sin che si terrà in autunno a Bologna. “Certo il rene portatile è da perfezionare – ammette l’esperto – si tratta di un apparecchio ancora ingombrante e impegnativo da indossare. Ma la ricerca va avanti”. E passa anche per il rene bioartificiale: un filtro meccanico con cellule renali stratificate, che riproduce parte della funzionalità renale. “Si potrebbe mettere insieme il rene portatile e il filtro bioartificale, per creare un dispositivo biomeccanico che sostituisca meglio il rene malato”, ipotizza Dal Canton. Per 6-7 mila italiani l’anno però, non resta che attendere un rene nuovo. Fronteggiando poi il pericolo di un rigetto. “Oggi si punta a indurre la tolleranza con farmaci ad hoc, per ‘addomesticare’ i linfociti T e spingerli a riconosce come ‘amica’ la cellula trapiantata, evitando così il rigetto. Si ricorre anche al chimerismo: introducendo nell’organismo del ricevente sangue del donatore subito prima e dopo il trapianto, per indurre la tolleranza”. E non è tutto. Un’arma in più arriva dalle cellule staminali mesenchimali che, prima in vitro e poi nell’uomo, hanno dimostrato di bloccare la reazione immunitaria. Cellule ‘spegni-rigetto’ che sono viste con molto interesse dagli studiosi. “In autunno – rivela il nefrologo – abbiamo in programma uno studio pilota su una decina di pazienti che partirà al San Matteo di Pavia”.

Caso di corruzione di primario
La vicenda sottoposta al vaglio della Corte dei Conti, atteneva all’ipotizzato danno all’immagine patito dalla ASL per la condotta dolosa di un direttore di unità operativa nonché professore ordinario presso una Università, derivante dalla pluriennale percezione di denaro “in nero” e non dovuto – da 1.000 a 4.000 euro per ciascun episodio – dai suoi pazienti per effettuare in tempi più rapidi rispetto alla programmata calendarizzazione, interventi chirurgici in regime di convenzione con il SSN. Lo stesso medico riconosceva in sede penale la percezione delle somme di denaro, definendole, meri “oboli” spontanei per lo “sforzo orario professionale”. Nella ricostruzione operata dal Giudice Contabile, le condotte illecite vedevano, oltre ai pazienti concussi, un altro distinto soggetto leso, ovvero la pubblica amministrazione sanitaria, danneggiata nella sua immagine, mentre irrilevante appariva la natura del reato posto in essere (corruzione o concussione) o la qualifica giuridica all’atto della percezione di denaro in nero (pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio): ciò che in sede giuscontabile rileva è la qualifica di pubblico dipendente (e non necessariamente di pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio) e della occasionalità necessaria della percezione di somme con l’espletamento di compiti istituzionali La Corte dei Conti, pronunciando sentenza di condanna evidenziava, altresì, che la notorietà nazionale ed internazionale del medico, a differenza di analoghe situazioni illecite aventi come protagonisti oscuri funzionari di modesta qualifica professionale,  erano idonee a rendere ancor più devastante il ritorno negativo di immagine dell’amministrazione sanitaria, che ne risultava enormemente discreditata. (Avv. Ennio Grassini – www.dirittosanitario.net).

Calcolosi renale e bypass gastrico
Il bypass gastrico Roux-en-Y è associato ad un aumento del rischio postoperatorio di calcolosi renale. Ciò non deve sminuire comunque i benefici di questi interventi, ma mettere in guardia il medico contro una patologia che con le misure appropriate potrebbe essere prevenuta. Benchè sia noto che il bypass gastrico sia seguito da anomalie dell’assetto minerale ed elettrolitico e dall’aumento del rischio di urolitiasi, la prevalenza della calcolosi a seguito dell’intervento era finora sconosciuta. E’ probabile che l’iperossaluria, prevalente dopo questi interventi, sia uno degli eventi scatenanti della formazione dei calcoli. Dato che l’obesità è un problema importante a livello di sanità pubblica e che la chirurgia bariatrica sta divenendo sempre più frequente nel suo trattamento, sono necessari con urgenza ulteriori studi per meglio definire l’eziologia dell’iperossaluria e gli altri fattori di rischio di calcolosi in questa popolazione. (J Urol. 2009; 181: 2573-7) .

Conferimento direzione di UOC
Nell’ambito della rosa di candidati idonei sottopostagli dalla Commissione di esperti, il Direttore Generale della Azienda Sanitaria procede al conferimento dell’incarico, con un atto che, alla stregua della sua disciplina e nel contesto di quella del rapporto di lavoro privatizzato alle dipendenze della P.A., ha natura negoziale di diritto privato e alla base del quale vi è una scelta di carattere essenzialmente fiduciario, affidata alla sua responsabilità manageriale. In tale contesto disciplinare non può trovare adeguata collocazione un obbligo di motivazione della scelta, non previsto dalla legge e non desumibile nel caso in esame da regole autodeterminate. Quale atto di natura negoziale esso potrà infatti essere sindacato dal giudice ordinario unicamente sotto il profilo della osservanza delle regole di correttezza e buona fede che non si traduce necessariamente in un obbligo di motivazione, ma qualifica la rilevanza dell’eventuale motivo illecito determinante o consente di censurare l’atto di devianza abnorme rispetto ai principi di imparzialità e di buon andamento di cui all’art. 97 Cost. (Avv. Ennio Grassini – www.dirittosanitario.net).

Fibrosi polmonare idiopatica: test rischio mortalità
La proteina surfactante sierica A (SP-A), generata nei polmoni e liberata nel circolo periferico in caso di danno polmonare, è uno dei più forti fattori predittivi indipendenti di mortalità precoce nel primo anno dopo la diagnosi di fibrosi polmonare idiopatica. Essa risulta più utile in questo senso rispetto ad altri marcatori quali età, test di funzionalità polmonare o altri indicatori clinici convenzionali di malattia. L’incremento della concentrazione di SP-A potrebbe identificare un sottogruppo di pazienti con patologia maggiormente attiva a rischio di una mortalità precoce che non viene prevista sulla base di altri indicatori clinici, e consentirebbe di indirizzare le decisioni sul trattamento del paziente ed il suo eventuale inserimento immediato in uno studio clinico: nei casi più gravi, potrebbe aiutare a fissare un trapianto polmonare nel momento ottimale per il paziente. (Chest 2009; 135: 1557-63).

Infarto: iperlipidemia fattore di rischio
Il fenotipo iperlipidemico familiare combinato (FCHL) rappresenta uno dei principali fattori di rischio di infarto miocardico ad età molto giovanili. Questo fenotipo è caratterizzato da ipercolesterolemia ed ipertrigliceridemia, e può essere facilmente identificato tramite l’uso di un normogramma di recente pubblicazione. Molti medici di base o anche cardiologi non hanno familiarità con l’FHCL, ma i dati rilevati ne incrementano l’importanza e la necessità di consapevolezza. Sono ora necessari ulteriori studi onde verificare se strategie terapeutiche più aggressive nei pazienti che risultano positivi ai test dell’FHCL porterebbero ad una diminuzione dei decessi e degli infarti. (Eur Heart J 2009; 30: 1073-9).

Virus respiratorio sinciziale incide sul pretermine
I neonati prematuri ricoverati per displasia broncopolmonare da virus respiratorio sinciziale (VRS) continuano a presentare una scarsa funzionalità polmonare negli anni successivi: in età infantile infatti permangono segni delle conseguenze dell’infezione, ed anche all’età di otto-dieci anni coloro che sono stati ricoverati per VRS presentano sia una peggiore funzionalità polmonare rispetto agli altri che segni di riduzione del calibro delle vie aeree. A prescindere dal ricovero, comunque, l’uso delle risorse sanitarie tende a diminuire con la crescita. Alla luce di questi dati, sarebbero in ogni caso opportuni ulteriori studi, e fra di essi un’indagine randomizzata per valutare se le terapie per la prevenzione del VSR conducano o meno ad una riduzione dell’uso delle risorse sanitarie nel tempo. (Thorax 2009; 64: 490-5) .

Violazione obblighi completezza ed esattezza cartella
Il medico ha l’obbligo di controllare la completezza e l’esattezza del contenuto della cartella clinica, cosicché l’inottemperanza a tale obbligo configura difetto di diligenza nell’adempimento della prestazione lavorativa; tale comportamento inadempiente è inoltre da qualificarsi come di particolare gravità, avuto riguardo alla rilevante funzione che la cartella clinica assume, in primo luogo, sotto il profilo sanitario, nei confronti del paziente, ma anche, indirettamente, nei confronti della struttura sanitaria a cui il paziente stesso si è affidato. Ne consegue che, in linea generale, la violazione del suddetto obbligo è da ritenersi idonea a determinare la irrimediabile lesione dell’elemento fiduciario e il conseguente recesso datoriale. Nel caso di specifico, tuttavia, le estreme conseguenza sono state escluse, rilevandosi un comportamento della parte datoriale tale da avere ingenerato nel medico lavoratore dipendente l’affidamento sulla tolleranza della sua indebita condotta stante la modalità di organizzazione dell’attività del reparto. (Avv. Ennio Grassini – www.dirittosanitario.net) .

Ipertensione aumenta rischio rottura corda mitrale
Molti casi di rottura idiopatica della corda tendinea della valvola mitrale sono associati ad ipertensione preesistente: il fenomeno dunque potrebbe non essere realmente idiopatico, in quanto ad esso contribuisce significativamente l’ipertensione. Alla base di questa associazione vi sono prove sostanziali che la rendono molto solida. E’ stato tentato anche di associare la rottura tendinea mitrale alla presenza di fratture, ma il risultato è stato molto meno significativo. Va quindi sottolineata l’importanza di rilevare e trattare l’ipertensione, e la rottura della corda tendinea della valvola mitrale va aggiunta alla lista delle sue complicazioni. (Heart 2009; 95: 976-9).

Cirrosi: statine riducono pressione portale
Alcune statine si sono dimostrate efficaci nella riduzione della pressione portale e nel miglioramento della perfusione epatica nei pazienti con cirrosi. Esse migliorano la generazione epatica di ossido nitrico e le disfunzioni endoteliali epatiche in questi pazienti, risultando quindi una terapia efficace per l’ipertensione portale. In particolare, la loro somministrazione determina un marcato incremento della clearance dell’indocianina, di quella frazionale e di quella intrinseca, il che dimostra tanto un miglioramento della perfusione che della funzionalità epatica. Questi farmaci dunque dimostrano un chiaro potenziale per il trattamento dell’ipertensione portale nei pazienti cirrotici, ed è opportuno confermarne gli effetti in studi clinici più ampi. (Gastroenterology 2009; 136: 1651-8) .

Linfomi cutanei: prognosi negativa se coinvolti arti
Nei pazienti con linfomi anaplastici cutanei a grandi cellule (ALCL), un estensivo interessamento degli arti e la progressione verso il coinvolgimento extracutaneo sono fattori predittivi indipendenti di esiti negativi. I pazienti con ALCL cutanei primari hanno in genere una prognosi eccellente, ma vi sono prove del fatto che un sottogruppo di questi pazienti vada incontro ad un decorso clinico più aggressivo. In caso di estensivo interessamento degli arti, dunque, sarebbe opportuno prendere in considerazione una terapia sistemica con o senza radioterapia di consolidamento. Gli esami genetici hanno comunque rivelato che i pazienti con questo tipo di malattia presentano un assetto genico distinto, e sono stati individuati alcuni farmaci che potrebbero rivelarsi efficaci in questi casi. (Arch Dermatol 2009; 145: 667-74) .

Embolia polmonare e D-dimero in pronto soccorso
Nonostante il fatto che le linee guida in vigore suggeriscano che i risultati del test del D-dimero debbano guidare l’eventuale TAC nei pazienti con sospetta embolia polmonare, l’uso di questo test nei reparti di pronto soccorso non è standardizzato correttamente. Ogni volta che si effettua una TAC il paziente riceve una certa dose di radiazioni, e la standardizzazione del test del D-dimero è vista proprio nell’ottica di evitare di sottoporre inutilmente alcuni pazienti a radiazioni. Attualmente il 42 percento dei pazienti non riceve la TAC pur risultando positivo al test, ed il sette percento dei pazienti vi viene sottoposto pur risultando negativo. (Am J Roentgenol 2009; 192: 1295-323) .

Assenza calcio coronarico, ottima sopravvivenza
Nei soggetti asintomatici a medio rischio di arteriosclerosi, l’assenza di calcificazioni coronariche è un valido fattore predittivo negativo per gli eventi cardiovascolari maggiori. Nei pazienti non ad alto rischio correttamente selezionati, l’assenza di calcificazioni dunque potrebbe essere usata come razionale per enfatizzare la terapia basata sullo stile di vita, scalare le costose farmacoterapie preventive ed evitare test cardiaci frequenti. Dato che il rischio di mortalità a 10 anni in questa popolazione ammonta appena all’uno percento, un farmaco che produce una riduzione del 30 percento nel rischio relativo dovrebbe essere somministrato ad oltre 300 pazienti per prevenire un solo decesso. Anche in assenza di calcificazioni coronariche, comunque, nei pazienti diabetici e fumatori intervengo relativamente più eventi, il che potrebbe doversi a meccanismi diversi dalla placca arteriosclerotica: benchè i tassi assoluti di mortalità a 10 anni in questi pazienti rimangano bassi, la loro situazione giustifica uno stretto monitoraggio e la farmacoterapia in accordo alle linee guida in vigore. (J Am Coll Cardiol Img 2009; 2: 692-700).

Prescrizione e rimborsabilità, più poteri alle Regioni
E’ stata respinta la tesi sostenuta dall’industria farmaceutica secondo cui solo all’AIFA sarebbe attribuita la competenza a disporre in materia di rimborsabilità dei farmaci, per cui ogni intervento regionale derogatorio delle disposizioni dell’AIFA si risolverebbe in una illegittima compressione dei LEA. Il Legislatore non ha mancato di attribuire alle singole Regioni, anche nel rispetto delle rilevanti competenze di cui esse godono nella materia concernente la tutela della salute, una sfera di competenza, esercitabile tramite “provvedimento amministrativo”, in punto di esclusione della rimborsabilità del farmaco essenziale, ma terapeuticamente equipollente ad altro più economico, che consente di adeguare il regime vigente di rimborsabilità alla particolare condizione finanziaria di ciascuna Regione.   Il Consiglio di Stato ha inoltre ritenuto manifestamente infondata la censura riferita alla limitazione della libertà di prescrizione, alla stregua della clausola contenuta nel provvedimento (impugnato), recante la deroga al limite di rimborsabilità nel caso in cui il medico ravvisi la necessità di prescrivere un medicamento diverso dal farmaco equivalente. (Avv. Ennio Grassini – www.dirittosanitario.net).

Intubazione pediatrica: ecografia utile, ma non da sola
L’ecografia diaframmatica è promettente per la determinazione del posizionamento del tubo endotracheale in terapia d’urgenza pediatrica, ma sono necessari ulteriori studi prima che possa essere considerata equivalente alla radiografia. Questa modalità è comunque disponibile come strumento diagnostico in medicina d’urgenza, come indicato anche dalla letteratura che ne suggerisce diverse applicazioni per questi pazienti. I casi di malposizionamento del tubo endotracheale nei pazienti pediatrici ammontano al 40 percento circa: l’ecografia garantisce risultati rapidi in questo campo, impiegando otto minuti in meno rispetto alla radiografia, con risultati del tutto riproducibili. Benchè l’ecografia diaframmatica non sia attualmente raccomandabile per confermare l’intubazione, questi dati sono promettenti e richiedono ulteriori indagini. (Pediatrics 2009; 123: e1039-44) .

Riconoscimento economico dello straordinario
Una volta ricondotti i rapporti di lavoro del dipendente ASL  alla disciplina (legale e contrattuale collettiva) di diritto comune e i relativi atti di gestione alla capacità, ed ai poteri, del privato datore di lavoro, l’autorizzazione al lavoro straordinario può desumersi da fatti concludenti  e, in particolare, dalla stessa assegnazione di un incarico per la cui esecuzione rimanga imprescindibile la prestazione di lavoro straordinario (ad esempio, e così come nella fattispecie concreta, a ragione della manifesta inadeguatezza del personale in organico rispetto alle attività assegnate alla struttura). (Avv. Ennio Grassini – www.dirittosanitario.net).

Gestione del dolore in corso di depressione
Una terapia antidepressiva ottimizzata seguita da un programma di autogestione del dolore è associata a sostanziali miglioramenti degli stati depressivi ed a moderate riduzioni nell’intensità del dolore e nella disabilità. Il trattamento farmacologico e quello comportamentale potrebbero dimostrare un’azione sinergica in presenza di dolori muscoloscheletrici e depressione: gli antidepressivi hanno provato la loro efficacia contro la depressione, e vi sono anche prove di una loro efficacia almeno moderata contro il dolore, efficacia che varia in base al tipo di disordine doloroso ed alla classe del farmaco impiegato. I programmi di autogestione del dolore, d’altro canto, si sono dimostrati efficaci sia contro il dolore lombare che contro l’artrosi. Oltre all’unione di queste due strategie, potrebbero essere necessari ulteriori interventi per produrre maggiori riduzioni del dolore e maggiori tassi di risposta e remissione della depressione. Dato che dolore e depressione sono fra le principali cause di riduzione della produttività sul lavoro, un intervento che sia efficace su entrambi potrebbe portare anche a notevoli vantaggi economici, favorendone l’implementazione con un buon rapporto costo/beneficio. (JAMA. 2009; 301: 2099-10) .

Svolta nella prescrizione degli oppiacei
Medici di famiglia entusiasti per la ‘svolta’ sulla prescrizione dei farmaci contro il dolore, sancita dall’ordinanza firmata ieri dal viceministro alla Salute Ferruccio Fazio, che permetterà, di prescrivere più facilmente tali farmaci, con una ricetta semplice
A promuovere il provvedimento i rappresentanti delle maggiori associazioni di categoria, ieri al convegno “Cura del dolore: un segno di civiltà”, in corso a Roma, dove il viceministro Ferruccio Fazio ha voluto annunciare il provvedimento ‘ponte’ che regolerà la materia in attesa di una legge ad hoc. “Questo provvedimento – spiega Claudio Cricelli, presidente della Società italiana di medicina generale (Simg) – permette la libera prescrizione di farmaci prima limitata dalle difficoltà burocratiche. Oggi tutti i farmaci, oppiodi e simil-oppioidi e non solo l’ossicodone come accadeva prima, sono pro-tempore prescrivibili sulla ricetta individuale del medico: bianca per i medicinali non rimborsabili, rossa per quelli a carico del Ssn. E successivamente saranno prescrivibili sul solo ricettario rosso. Saranno quindi tracciabili, perché la ricetta rossa ha un numero di codice, uno del paziente, del medico e della Asl”.

La ‘svolta’ piace anche a Giacomo Milillo, segretario della Federazione italiana dei medici medicina generale (Fimmg). “Questa è una battaglia che la categoria medica sta facendo da tempo – dice il leader sindacale – abbiamo sempre sostenuto che la burocrazia era un ostacolo all’evoluzione della cultura contro il dolore. E’ un giorno importante anche se non dobbiamo abbassare la guardia: sappiamo che bisogna continuare a lavorare perché ci sono tante paure e tanti ostacoli, sia nella medicina generale che in quella ospedaliera. Problemi che devono essere comunque superati. Abbiamo le condizioni, però, per poterlo fare”.

Entusiasti della novità anche i medici dello Snami (Sindacato nazionale autonomo medici italiani). “E’ fondamentale – dice il presidente Mauro Martini – che i medici possano prescrivere più facilmente cure per le quali siamo tra gli ultimi in Europa. A limitare le prescrizione degli oppiacei c’era, per esempio, il fatto che l’ospedaliero non sapeva se il medico di famiglia aveva a disposizione il ricettario, e spesso non sapeva prescriverlo. C’era, inoltre, una limitazione nella continuità assistenziale, e i medici del settore in molti casi non avevano il ricettario. Ora possiamo fare un passo avanti”.

Approccio agli aneurismi subaracnoidei fissurati
La terapia antipiastrinica durante o dopo un coiling endovascolare non cambia gli esiti a seguito di un’emorragia subaracnoidea di natura aneurismatica: tale terapia dunque non deve essere applicata di routine. Essa va presa in considerazione in caso di complicazioni dell’intervento, come il malposizionamento della clip che protrude nel vaso, l’occlusione intraoperatoria del vaso stesso o se durante l’intervento vi sono segni di un qualche evento tromboembolico. E’ tuttavia molto poco probabile che venga mai condotto uno studio randomizzato controllato per accertarne l’utilità anche in questi casi, e quindi è necessario affidarsi ai dati disponibili, anche se meno solidi. (Stroke 2009; 40: 1969-72).

Fattori di rischio emorragie subaracnoidali
Una recente analisi dei fattori di rischio di emorragie subaracnoidali condotta in Norvegia ha confermato alcuni elementi già da lungo tempo sospetti, come ipertensione e fumo, ma ha anche indicato che un elevato BMI di fatto riduce il rischio di emorragie subaracnoidali di natura aneurismatica, e che l’esercizio fisico non riduce affatto il rischio. I dati relativi all’esercizio fisico comunque non sono particolarmente solidi, e quindi non si tratta di uno dei dati principali dello studio, a fronte anche del fatto che in genere l’attività fisica è benefica e previene molte malattie. Le emorragie subaracnoidali sono responsabili solo dell’uno-sette percento degli ictus, ma la loro elevata morbidità e mortalità, unite all’età giovanile di molti dei pazienti colpiti, significano che la perdita di anni di vita collegata a questo evento patologico è paragonabile a quella degli infarti cerebrali, la più comune forma di ictus. (Stroke 2009; 40: 1958-62).

Infarto: dispnea connessa a esiti negativi
La dispnea è comune a seguito di un infarto miocardico, ed è fortemente associata ad un certo numero di esiti negativi. Sia l’angina che la dispnea sono sintomi prevalenti fra i pazienti infartuati, e data la loro frequente sovrapposizione, non si sa molto sulla misura in cui questi sintomi forniscano informazioni indipendenti in questa popolazione. La più importante implicazione di quanto rilevato consiste nel fatto che il medico dovrebbe prestare maggiore attenzione alla mancanza di respiro nei pazienti coronaropatici: i cardiologi sanno che la dispnea ha un profondo impatto sulla qualità della vita dei pazienti con insufficienza cardiaca, e pertanto questi sintomi andrebbero riconosciuti come indicazioni per l’intensificazione della terapia medica e potenzialmente anche per la rivascolarizzazione coronarica. Il prossimo passo sarà sviluppare parametri più sensibili e specifici per la valutazione della dispnea che possano essere facilmente incorporati nei metodi assistenziali di routine: a lungo termine, questi parametri potrebbero portare ad un miglioramento dell’assistenza e della salute per questi pazienti, sia in termini di qualità della vita che di sopravivenza. (Am Heart J 2009; 157: 1042-9) .

FA: esercizio frequente e vigoroso aumenta il rischio
Il rischio di fibrillazione atriale aumenta con la frequenza della pratica di esercizio fisico vigoroso. Benchè questo tipo di esercizio porti con sé numerosi benefici per la salute, i limitati dati disponibili suggeriscono che l’esercizio di resistenza che aumenta il tono parasimpatico, ed in particolare lo jogging, potrebbe incrementare il rischio di sviluppare fibrillazione atriale. In quanto studio osservazionale, la presente indagine non è in grado di provare rapporti di causalità, e le associazioni osservate potrebbero essere dovute, almeno in parte, a fattori interferenti residuali, ma l’esercizio vigoroso è risultato direttamente associato a diversi fattori di rischio di fibrillazione atriale, e pertanto è anche possibile che un controllo più completo dei fattori di rischio avrebbe rafforzato le associazioni osservate. (Am J Cardiol 2009; 103: 1572-7).

Trattamento farmacologico della dissezione carotidea
La terapia con aspirina e l’anticoagulazione sono associati a tassi similari di eventi ischemici nei pazienti con un’anamnesi di dissezione carotidea spontanea. Dato che l’anticoagulazione orale è più costosa e gravosa per i pazienti, questo trattamento in questo ambito sarebbe giustificato solo in presenza di significative differenze di efficacia, che però non sono state riscontrate. E’ dunque necessario rivedere le attuali raccomandazioni e linee guida in materia, soprattutto per quanto riguarda l’anticoagulazione: l’impiego clinico della terapia antipiastrinica ed anticoagulante per la dissezione carotidea acuta è una pratica consolidata, ma il susseguente rischio di ictus è limitato, e quindi viene da domandarsi se l’anticoagulazione valga la pena alla luce dei problemi e dei rischi che comporta. (Neurology 2009; 72: 1800-1 e 1810-5) .

Meno sale nel pane contro l’ipertensione
Meno sale nel pane, per tenere a bada la pressione e preservare cuore e arterie. Con questo obiettivo il viceministro alla Salute Ferruccio Fazio ha siglato protocolli di intesa con le associazioni dei panificatori. Ne dà notizia il ministero del Welfare, spiegando in una nota che “Fazio ha sottoscritto con le associazioni Assipan-Confcommercio e Assopanificatori Fiesa Confesercenti, rappresentanti della panificazione artigianale, e con l’Associazione italiana industrie prodotti alimentari industriale (Aiipa), rappresentante della panificazione industriale, specifici protocolli di intesa per la graduale riduzione del quantitativo di sale nel pane”. “Un consumo eccessivo di sale determina – si legge nella nota del dicastero del Welfare – un aumento della pressione arteriosa con conseguente aumento del rischio di insorgenza di gravi patologie dell’apparato cardiovascolare, quali infarto del miocardio e ictus cerebrale. Gli accordi sottoscritti – che rientrano nel programma “Guadagnare salute: Rendere facili le scelte salutari”, finalizzato alla prevenzione delle malattie croniche non trasmissibili – rappresentano un esempio di proficua collaborazione tra istituzione e mondo della produzione per il raggiungimento di importanti obiettivi di salute pubblica”.

Intercettazioni ambientali in ospedale
Sono ammissibili e possono essere utilizzate nel procedimento penale le intercettazioni ambientali eseguite nella stanza di un ospedale. Deve escludersi che la stanza di degenza di un ospedale, luogo lato sensu pubblico, posto sotto il diretto controllo del personale ospedaliero, rientri nel concetto di privata dimora, non potendosi considerare nel “possesso” esclusivo delle singole persone ricoverate, alle quali non compete un indifferenziato “ius excludendi alios”. (Avv. Ennio Grassini – www.dirittosanitario.net).

Rigurgito polmonare: impianto valvolare percutaneo
L’impianto percutaneo di valvola polmonare rappresenta un approccio utile nei pazienti con grave rigurgito della valvola polmonare, compresi quelli su cui è già stata praticata la riparazione di una tetralogia di Fallot. Questa nuova indicazione aprirà la strada per un trattamento meno invasivo di molti pazienti con tetralogia di Fallot trattata con patch transanulare: quest’ultimo è il metodo più comunemente usato per riparare questa malformazione, ma in passato veniva considerato una controindicazione per l’impianto valvolare percutaneo, ma è stato invece dimostrato che anche in questi pazienti si ottengono risultati soddisfacenti. (J Am Coll Cardiol 2009; 53: 1859-63).

Grasso sottocutaneo e rischio cardiometabolico
A differenza del tessuto adiposo viscerale (VAT), quello sottocutaneo addominale (SAT) non è associato ad un incremento lineare in tutti i fattori di rischio cardiometabolico. Contrariamente a quanto accade con il VAT, diversi studi anche sulla razza umana hanno suggerito la possibilità di un ruolo protettivo del SAT: ciò accade in caso di elevate concentrazioni di trigliceridi, allorquando il SAT potrebbe costituire di fatto un deposito di grasso protettivo nei soggetti obesi. Nei pazienti che rientrano nel terzile superiore relativo al VAT, l’aumento del SAT non è associato ad un aumento della glicemia a digiuno o alla diminuzione del colesterolo HDL, indipendentemente dall’aumento di BMI. (Diabetes Care 2009; 32: 1068-75).

Rimodellamento cardiaco e fattori di rischio mezza età
Eccesso di peso, fumo, diabete ed ipertensione nella mezza età sono fortemente correlati allo sviluppo di ipertrofia ventricolare sinistra. Questo fenomeno, insieme all’insufficienza cardiaca allo stadio B, precede di diversi anni la comparsa delle cardiopatie conclamate. Si tratta comunque di fattori che possono essere resi direttamente oggetto di strategie preventive, e pertanto limitarli potrebbe potenzialmente tradursi in una riduzione del carico complessivo dell’insufficienza cardiaca, tenendo conto anche del fatto che i soggetti con meno fattori di rischio vanno incontro ad un incremento pressochè nullo della massa ventricolare sinistra con l’invecchiamento. (Circulation online 2009, pubblicato il 10/6).

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