L’Italia  ha il vanto di avere una delle legislazioni    piu’    avanzate   al  mondo  per  la  prevenzione dell’epatite    B,  che  ha  permesso  di  diminuire  notevolmente l’incidenza  di  questa  patologia,  causa  spesso  del  tumore al fegato.  Bisogna  affrontare  con  realismo  pero’  la situazione. Ancora  oggi  c’e'  una  stima  di 70-80 mila portatori cronici, a fronte  di  sole  20.000  persone in terapia, il che significa che molti  sfuggono  ai  controlli  medici.  In Italia si riscontrano, infatti,  ampi  flussi migratori sempre piu’ consistenti da aree a forte  presenza  di  epatite B, nelle quali il controllo sanitario e’  scarso  o  nullo. E non si tratta, come si pensa, soltanto dei paesi   dell’est  europeo.  Ci  sono  vere  e  proprie  cittadelle d’immigrati,  ad esempio di cinesi o di altre aree asiatiche, dove raramente  un  medico  italiano  riesce  a penetrare e dove interi clan    familiari    sono  portatori  di  questa  patologia.  L’ha confermato  il  professor  Pietro  Lampertico  il quale durante il congresso  europeo  per  lo  studio  del  fegato  di Copenhagen ha ricordato  che la prevalenza di epatite B non potra’ che aumentare e,  con  essa,  la numerosita’ dei portatori cronici. Per avere un quadro  piu’  concreto,  basti  pensare che, gia’ ora nel mondo, i soggetti  che  vivono  con  la  sua forma cronicizzata sono otto o dieci  volte  piu’ numerosi di quelli con Aids. Trattare e seguire nel  tempo  i malati cronici comporta costi personali ed economici molto  elevati  e protratti e, proprio per questo, molti immigrati evitano  qualsiasi  controllo ricorrendo, in molti casi, alle loro medicine  tradizionali,  le  quali  sembrano  avere successo in un primo  tempo.  L’epatite  B,  infatti, esordisce come una malattia acuta    che,    nella    maggior   parte  dei  casi,  si  risolve spontaneamente.    Nel    dieci  per  cento  di  soggetti  in  cui cronicizza,  evolve,  pero’,  in  condizioni progressivamente piu’ gravi,  fino  alla  cirrosi  scompensata.  Purtroppo la percezione della  gravita’  della  malattia  e’  ancora scarsa e preoccupa la mancanza  di ricorso a cure appropriate. Si calcola che in Italia, ogni  giorno  troppe  persone  muoiano  per  cirrosi  o tumore del fegato.  E  oggi si stima che molte potrebbero trarre beneficio da trattamenti    efficaci   per  arrestare  l’evoluzione  di  queste patologie.  Affrontare  l’epatite  B  cronica e controllarla senza sviluppare  resistenze  al  virus, oggi, finalmente, e’ possibile, grazie    a    una  molecola  di  nuova  generazione  l’entecavir, antivirale  orale  che  non sviluppa resistenza dell’organismo nei confronti  del  farmaco  stesso, nel corso di sei anni di terapia, risultato  mai  raggiunto  nella  storia  farmacologica  di questa malattia  cronica.  Questo  a  condizione  che  il trattamento sia effettuato  in  centri  specialistici  di alta qualificazione come esistono  in  Italia  in alcuni ospedali. I dati confermano l’alta barriera   genetica  di  entecavir  e  il  bassissimo  rischio  di sviluppare  resistenza.  ®La  nuova  molecola ha anche dimostrato, dopo  sei  anni risultati – termina il professor Pietro Lampertico dell’Universita’  degli  Studi  di Milano – un trattamento a lungo termine  con un antiretrovirale potente e che non causa insorgenza di  resistenze  e’  potenzialmente  in grado di arrestare il danno epatico    e    puo’   perfino  migliorare  la  fibrosi  epatica¯. Nell’ambito  di  recenti ricerche scientifiche sono stati valutati i  risultati istologici a lungo termine in 57 persone non trattate in  precedenza  con  un antivirale orale, provenienti da due studi giunti  alla fase III. Addirittura, nel 96 per cento dei pazienti, sono  stati  evidenziati  miglioramenti della situazione oggettiva del  fegato.  Inoltre,  nell’88  per  cento  dei  pazienti  si  e’ manifestata  la  riduzione  della  fibrosi epatica, vale a dire la limitazione di tessuto cicatriziale nel fegato.

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