L’inibitore  C1 ricombinante, copia di una proteina presente nel plasma  umano,  riduce  fortemente  il  danno cerebrale causato da ictus  e  mantiene  la  sua efficacia anche se somministrato molte ore  dopo  l’evento ischemico. Questo e’ l’importante risultato di uno  studio  pubblicato oggi sulla prestigiosa rivista scientifica Annals    of   Neurology.  La  ricerca,  condotta  da  ricercatori dell’Istituto    Mario  Negri  di  Milano  in  collaborazione  con ricercatori  olandesi  di  Pharming Technologies, ha dimostrato il potente  effetto  neuroprotettivo  e  la  finestra  terapeutica di efficacia    molto    ampia   dell’inibitore  C1  in  due  modelli sperimentali  clinicamente rilevanti di ischemia cerebrale. Questo inibitore    e’    una  molecola  che  controlla  il  sistema  del complemento,    un    componente    importante    della   risposta infiammatoria  che  si  sviluppa  nella  patologia ischemica e che contribuisce  al  danno cerebrale. L’importanza di questa scoperta e’  ulteriormente  aumentata  dal fatto che l’inibitore C1 e’ gia’ utilizzato  nei  pazienti  anche  se  per  una  patologia diversa. L’applicazione   clinica  di  questa  molecola  nell’ictus  appare quindi  un obiettivo concreto e realizzabile in tempi ragionevoli. “Il  sistema  del complemento” afferma Maria Grazia De Simoni, che ha  coordinato il gruppo di ricercatori “e’ stato poco studiato da chi  si occupa di sistema nervoso. Sono alcuni anni che noi stiamo lavorando  all’ipotesi  che esso costituisca un target terapeutico importante  per  patologie  cerebrali  quali  l’ictus  e il trauma cranico.  Lo  studio pubblicato oggi conferma pienamente la nostra ipotesi  e  inoltre  dimostra  che  l’inibitore  C1 esplica il suo potente  effetto  protettivo con un meccanismo del tutto originale che    implica   un’interazione  specifica  con  la  proteina  del complemento  MBL (Mannose Binding Lectin)”. Nonostante i progressi recenti  nella  gestione dei pazienti ischemici (diagnosi precoce, trombolisi,  creazione  di  stroke unit e riabilitazione), l’ictus continua  ad  avere una prognosi estremamente sfavorevole. Ad oggi esso  costituisce  la  terza  causa  di  morte e la prima causa di disabilita’  grave nei paesi industrializzati. Inoltre l’incidenza di  questa patologia, a causa del progressivo invecchiamento della popolazione,  e’  in  continuo  aumento  e costituisce un problema rilevante  anche  a  livello  socio-economico:  nella  sola Unione Europea  infatti i costi sanitari per la cura dei pazienti affetti da  ictus sono nell’ordine di 18.5 milioni di euro e rappresentano il  2%  della  spesa sanitaria totale. A tutt’oggi l’unica terapia disponibile  per  l’ischemia  cerebrale  e’ l’attivatore tessutale del  plasminogeno  (tPA).  Purtroppo pero’ solo il 7% dei pazienti puo’  essere  sottoposto a questo trattamento in quanto il farmaco puo’  avere  gravi  effetti  collaterali e non e’ piu’ efficace se somministrato  oltre le 4.5 ore dall’evento ischemico. La scoperta di  una  prolungata  finestra  di  efficacia  terapeutica  del  C1 inibitore,  quindi, costituisce un nuova e promettente prospettiva terapeutica  per  i pazienti affetti da ictus. Gesuete R., Storini C.  Fantin  A.,  Stravalaci M., Zanier E.R., Orsini F, Vietsch H., Mannesse  M.  L.  M.,  Ziere  B.,  Gobbi  M.  and  De  Simoni M.G. “Recombinant  C1-inhibitor  in  Brain  Ischemic  Injury” Annals of Neurology,  online:  May  7th  2009  Milano,  7  maggio 2009 Prof. Silvio  Garattini  Direttore  Istituto  di Ricerche Farmacologiche Mario Negri.

Tags:

Leave a Reply

You must be logged in to post a comment.