Chi si è iscritto a un corso di specializzazione prima del 1991, deve essere risarcito del danno subìto, perché l’Italia non aveva recepito le direttive europee che riconoscono il diritto alla restribuzione della formazione. Le sezioni unite della Cassazione hanno riconosciuto ieri il diritto al risarcimento, confermando la sentenza della corte d’appello di Lecce che aveva condannato il ministero dell’Università a risarcire, con più di 27 milioni di lire, Enrico Caggia, oggi ginecologo. Ne parla il Sole 24 Ore.
«Le sezioni riunite – spiega il Sole 24 Ore – sottolineano che non è necessario che l’inadempimento dello Stato sia stato caratterizzato da dolo o colpa grave, si tratta invece di un fatto illecito del legislatore di natura indennitaria».
«È un contenzioso lunghissimo – continua il quotidiano – quello che oppone lo Stato ai medici specializzandi. Affonda le radici alla metà degli anni Settanta, quando le direttive comunitarie affermarono per la prima volta il diritto ad una remunerazione per l’attività svolta durante il periodo di formazione. Alla fine del 2006 il tribunale di Roma ha condannato lo Stato a risarcire quasi 34 milioni a 750 medici».

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