I pazienti che hanno ricevuto una trasfusione di globuli rossi che sono stati conservati per più di 14 giorni sono a rischio di esiti peggiori rispetto a quelli che hanno ricevuto globuli rossi più freschi, almeno quando la trasfusione viene effettuata nell’ambito della cardiochirurgia. L’aumento del rischio riguarda la mortalità sia a breve che a lungo termine. Le attuali politiche di gestione del sangue in entrata ed in uscita dalle banche del sangue sono tese a diminuire la quantità di sangue sprecato: le regole consentono di conservare il sangue fino a 42 giorni, termine dopo il quale esso deve essere eliminato. Questo sistema però promuove l’uso delle unità più vecchie, e quindi potenzialmente aumenta la morbidità postoperatoria. E’ dunque necessario rivalutare la gestione delle banche del sangue, forse adottando strategie che accettino un certo grado di spreco ma promuovano l’uso di unità più fresche. Il costo del sangue perduto dovrebbe essere valutato a fronte di quello sia finanziario che in termini di sofferenza del paziente dell’uso di sangue più vecchio per le trasfusioni, anche se nessuno ha ancora effettuato una vera e propria analisi costo/beneficio. (N Engl J Med 2008; 358: 1229-39 e 1295-6)

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