Secondo i risultato dello studio, cio’ che cambia nel corso della desensibilizzazione e’ la responsivita’ recettoriale, cioe’ la soglia oltre la quale viene trasmesso lo stimolo nocicettivo La capsaicina, la sostanza dal caratteristico potere irritante contenuta nel peperoncino, puo’ essere utilizzata anche per ridurre il dolore, come hanno evidenziato alcuni studi. Ora una nuova ricerca pubblicata sulla rivista PLoS Biology e firmata da Feng Qin e Jing Yao ha permesso di evidenziare in che modo essa influenzi la capacita’ dei recettori per il dolore di adattarsi agli stimoli, una caratteristica comune a molti apparati sensoriali.
Secondo le attuali conoscenze, la capsaicina agisce legandosi a un recettore sulla parete cellulare delle terminazioni nervose scatenando l’ingresso di un flusso di ioni calcio nel neurone, che viene poi “interpretato” come stimolo di dolore o di calore, a seconda dei nervi interessati. La capsaicina ha peraltro la proprieta’ di riuscire ad alleviare altri stimoli dolorosi, un fenomeno che veniva finora collegato alla presenza nella membrana cellulare di un lipide indicato dalla sigla PIP2, che viene diminuita drasticamente per effetto della capsaicina. “Il recettore funziona come un cancello per i neuroni: quando viene stimolato si apre, lasciando entrare il calcio finche’ il recettore si chiude, secondo un processo noto come desensibilizzazione”, ha spiegato Qin. “Si ritiene che l’effetto analgesico della capsaicina coinvolga proprio tale fenomeno; tuttavia non era finora chiaro in che modo la perdita di sensibilita’ sia determinata dall’ingresso degli ioni calcio.” Combinando misurazioni elettriche e ottiche, gli autori dello studio sono stati in grado di collegare la deplezione di PIP2 alla desensibilizzazione. Inoltre, si e’ potuto riscontrare come il recettore sia pienamente funzionale dopo la desensibilizzazione, il che significa che un eventuale altro evento che normalmente scatenerebbe una risposta di dolore non verrebbe influenzato dalla desensibilizzazione. “Cio’ che cambiava nella nostra sperimentazione era la soglia della resposta”, ha commentato Qin. “In altre parole, il recettore non era di per se’ desinsibilizzato, ma era la sua responsivita’ ad aver cambiato range rispetto allo stimolo. Questa proprieta’, chiamata adattamento, permetterebbe al recettore di rispondere in modo continuo a uno stimolo variabile su un ampio intervallo di concentrazioni di capsaicina.” I risultati appaiono importanti per lo studio dei meccanisi di dolore sia da un punto di vista teorico sia per le possibili applicazioni cliniche. Con una risposta adattativa, i recettori sono essenzialmente autoregolati senza una soglia fissa: per questo motivo il dolore che si prova e’ dipendente dalla storia recente di percezione.
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