Lievi disturbi del sonno che inducono un sonno leggero ma non ne riducono la durata totale sono sufficienti a ridurre l’attivazione ippocampale ed ad interferire con apprendimento e memoria. I soggetti che non dormono bene spesso riportano problemi di memoria, e precedenti studi hanno dimostrato che saltare una notte di sonno riduce l’attivazione ippocampale.

Il sonno leggero è causato da fattori come apnea, obesità, stress, rumore ambientale, luce eccessiva o letto scomodo. In base a quanto rilevato, il sonno profondo prima dell’apprendimento consente un’attività ippocampale ottimale, e beneficia la memoria. Vi sono alcune semplici regole per ottimizzare il sonno, come evitare la caffeina dal pomeriggio in poi, evitare il lavoro duro, lo stress o le preoccupazioni nelle ultime ore prima di addormentarsi, fare esercizio durante il giorno, esporsi a sufficienza alla luce diurna ed assicurarsi che la camera da letto serva solo a dormire. Un’accortezza meno intuitiva sarebbe ridurre il tempo trascorso a letto all’intervallo in cui davvero si deve dormire, e non rimanervi per molto tempo pensando che il corpo in questo modo almeno riposi per poi dormire per una mera frazione di quel tempo. E’ molto meglio ridurre la permanenza a letto a poche ore di sonno che frammentare quelle stesse ore. (Nat Neurosci online 2009, pubblicato il 19/1).

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