Secondo uno studio pubblicato sul British Journal of Anaesthesia i rischi associati all’anestesia epidurale, proposta per il parto, e a quella spinale, usata per altri interventi, sono sovrastimati. L’epidurale viene eseguita soprattutto contro il dolore nel parto, ma anche in interventi chirurgici maggiori, in pazienti con problemi cardiorespiratori e per migliorare la gestione del dolore dopo l’intervento. Il settimanale Salute del Corriere della Sera ha chiesto un parere in merito all’anestesista Roberta Monzani del day hospital chirurgico dell’Istituto Humanitas di Milano.

«La spinale ha un effetto anestetico maggiore dell’epidurale – dice la dottoressa Monzani – e viene usata soprattutto per interventi agli arti inferiori, dalla safenectomia alla protesi di ginocchio e in ginecologia. Fortunatamente è un tipo di anestesia meno pericolosa delle altre. Il merito è dell’evoluzione delle tecniche e dei materiali. Per esempio oggi si usano aghi molto più sottili e ci si può avvalere di metodiche (ecografia, risonanza magnetica o TAC) per studiare l’anatomia della schiena nel caso di previste difficoltà tecniche. È importante che ad eseguire l’anestesia sia un professionista competente».

«Esistono comunque dei rischi – conclude la Monzani – il pericolo maggiore è causare deficit neurologici. Il danno può essere reversibile, nel caso in cui l’ago abbia trapassato una fibra nervosa minore o, molto più raramente, irreversibile. Nel caso dell’epidurale il rischio di danno permanente è bassissimo, stimato intorno a un caso ogni 80mila. Le procedure hanno scarsi effetti collaterali, il più frequente dei quali è la cefalea. Ci sono poi complicanze non legate alle tecniche, ma conseguenza di una predisposizione non prevedibile».

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