Confermata anche in secondo grado la pena di sei mesi di reclusione per un chirurgo reperibile che si era rifiutato di visitare una paziente. La sentenza è stata emanata dalla sesta sezione penale della Corte di Cassazione n. 48379 del 30 dicembre 2008. Il medico in servizio di seconda reperibilità, richiamato in ospedale da un collega di prima reperibilità, ha l’obbligo di recarsi immediatamente al presidio per visitare la persona ammalata. Nel testo della sentenza si ricordano gli istituti della reperibilità e della “pronta reperibilità” dei servizi prestati dalle aziende sanitarie. In particolare, l’obbligo e l’urgenza vengono a configurarsi in termini formali, senza possibilità di sindacato a distanza da parte del chiamato. Riporta la notizia il settimanale Sanità del Sole 24 Ore.

«L’art. 328 del codice penale – spiega Sanità – delinea una fattispecie volta ad assicurare il regolare funzionamento della pubblica amministrazione imponendo ai funzionari di assolvere con scrupolo e tempestività ai doveri inerenti alla loro attività funzionale al fine di prevenire situazioni di pericolo in materia di giustizia o sicurezza pubblica. Gli obblighi sono ribaditi in tutti i contratti collettivi nazionali dell’area della dirigenza medico-veterinaria».

«Nel 2002, all’ospedale Montepulciano – il settimanale ripercorre così la vicenda – si presenta una donna con una grave occlusione intestinale. Il medico di turno chiama il collega di seconda reperibilità per una consulenza. Il chirurgo arriva in reparto alle 23 e dispone una terapia di mantenimento in attesa di una “risoluzione spontanea” del blocco intestinale e rinvia ulteriori valutazioni al giorno successivo. Ma nel corso della notte le condizioni della donna peggiorano e i medici della chirurgia richiamano il collega reperibile che però si rifiuta di tornare in ospedale per una nuova visita. Anche a una seconda richiesta di aiuto, alcune ore più tardi, il chirurgo risponde negativamente rimandando ogni eventuale intervento al giorno successivo. La donna è stata operata dal primario quella notte e poi è morta qualche giorno dopo».

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